Vaffanculo!, di Fedro, del 11.04.2017, martedì

11 Aprile 2017 in Contributo

Vaffanculo!, di Fedro

 

Era tanto che Luigi desiderava mandarla a fare in culo e finalmente era arrivato il momento di farlo. Se non l’avesse fatto gli sarebbe successo qualcosa, ne era certo!

Ci sono momenti nella vita in cui si tratta di scegliere, essere schiavo o uomo libero. Essere schiavo di una posizione e di un reddito o libero di poter rivedere le proprie priorità.

Con quel vaffanculo Luigi aveva dato sfogo a mesi e mesi di bocconi amari mandati giù a furia di calcoli, di dare e avere, di analisi costi e benefici, di ponderazioni, di traccheggiamenti che servivano soltanto a celare la realtà di quel mare della tranquillità nel quale era approdato dopo tanti anni di gavetta ma del quale non aveva valutato appieno le possibili controindicazioni.

Un vaffanculo poteva sembrare poco per vendicarsi di tutto quello che aveva subito in quel lungo lasso di tempo in cui aveva deciso di sopportare, ma la freddezza e la nettezza con la quale lo aveva profferito aveva dato il senso di tutto ciò che quel vaffanculo rappresentava. Se lo avesse ripetuto più volte, se gli avesse aggiunto una caterva di altri improperi, quel vaffanculo non avrebbe sortito l’effetto che invece aveva determinato. Non era lo sfogo stizzito di un subalterno nevrile incapace di controllare i propri nervi, era invece il distillato di una lunga riflessione a seguito della quale il sistema di equazioni che lo aveva determinato era stato accuratamente risolto e aveva dato un risultato netto e incontrovertibile … vaffanculo era il risultato e Rebecca non se lo sarebbe potuto più scrollare di dosso.

I presenti alla scena non avevano mai visto Rebecca ammutolita, incapace di rispondere, disarmata da quel tagliente vaffanculo che la poneva di fronte a una realtà di cui era conscia ma che lei riteneva di riuscire a controllare attraverso la sua capacità di inibire qualsiasi reazione, ed era proprio questo senso di potere che le dava un piacere immenso, vedere sul volto dei suoi interlocutori il desiderio di reagire che poi si trasformava in impotenza e blocco della deglutizione.

Questa volta non era andata secondo i suoi piani.

Luigi l’aveva sconfitta. Lo avrebbe voluto fulminare, coprire di insulti, prefigurargli il suo immediato futuro, ma non ne aveva avuto il tempo. Prima che si potesse riprendere dallo choc, Luigi le aveva voltato le spalle e si era incamminato verso l’uscita con passo deciso che di secondo in secondo si era tramutato in corsa. Luigi aveva guadagnato l’uscita dall’ufficio e sentiva il bisogno di continuare quello sfogo secondo la modalità che più amava, correndo a perdifiato.

Luigi corse per centinaia di metri come non faceva da anni e si fermò soltanto quando i polmoni gli sembrarono scoppiare e il sudore lo inzuppava.

Le lacrime gli inumidirono gli occhi e in breve piangeva come un bambino e tra le lacrime vedeva scorrere come in un film tutte le volte che aveva subito l’arroganza di Rebecca senza opporle alcuna resistenza. Quel tempo era finito!

Il valore di un vaffanculo al momento giusto e detto nel modo giusto non ha prezzo!