Maggio 23, 2016 in Noi la pensiamo così, Prima Pagina
Sono le 17,00. Sono solo alcuni anni che ho deciso di partecipare alla manifestazione sotto l’albero Falcone. Lascio il mio ufficio e scendo tra la folla che sciama da via Leopardi e da via Notarbartolo in direzione dell’albero Falcone. E’ una bella sensazione. Tanti giovani e giovanissimi con le loro magliette dedicate all’evento, con i collarini, con gli striscioni delle scuole o delle associazioni che li hanno condotti lì. Il primo impatto è una sferzata di emozione. Questa folla che sciama, che ti sfiora, che puoi sentire, ti fa sentire come se tutto sia possibile. Io, però, non amo stare nella folla. Mi piace osservarla, come un caleidoscopio. Mi piace cogliere gli sguardi, i gesti, squarci di conversazione. Ho la sensazione che la folla di quest’anno non sia così oceanica come gli organizzatori sembra avessero anticipato. Dal mio punto di osservazione sembra che la strada tra via Leopardi e via Lo Iacono è piena ma potrebbe accogliere molta più gente. Ma è una sensazione. Sul palco non riesco a capire chi si alterna al microfono. L’audio non è molto buono. Parole si alternano a canzoni e musica. Ogni tanto parte un applauso. Qualcuno mi urta alle spalle. Un uomo di una scorta fa strada al suo “pacco”. Cerco di identificarlo. Solo in due scortano l’autorità in questione. Si tratta di Crocetta. Sembra cercare tra la folla qualche conoscente. Per essere un presidente in carica non sembra essere molto gettonato, non certo quanto un uomo politico recentemente dimessosi dall’Assemblea Regionale Siciliana che invece passa da un conciliabolo all’altro senza accennare a esaurire interlocutori e e argomenti. Sono prossime le 18,00 e prende la parola il presidente Pietro Grasso. Mai intervento mi è sembrato più efficace. Sono i nomi delle stragi mafiose del 1992. Dopo il nome di Giovani Falcone parte il silenzio. Sulla strada cala il silenzio e finalmente avverto quel senso di raccoglimento che dovrebbe contraddistinguere una ricorrenza come questa. Le note della tromba sono struggenti e il pensiero va a quelle vittime della ferocia mafiosa … ma non solo a quelle del 1992, a tutte le vittime di una guerra non dichiarata che lo Stato sembra avere sottovalutato per troppo tempo. Sull’ultima nota del silenzio parte un lungo applauso e io lascio la manifestazione. Ma è proprio necessario trasformare un momento della memoria in una kermesse?
Tags: Giovanni Falcone
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