Uccidere, di Paolo Luparello
Ottobre 15, 2023 in Post ad hoc, Prima Pagina
Uccidere, di Paolo Luparello
Perché uccidere?
Per difendere la propria vita o la vita di qualcuno che rischia di perderla?
Solo in un episodio improvviso e senza la consapevolezza di averlo premeditato potrei ammettere l’uccisione di qualcuno.
Può considerarsi l’omicidio una azione in grado di restituire qualcosa al suo autore?
No.
Uccidere è la peggiore azione di cui un essere umano si può macchiare e lo fa retrocedere al livello degli animali carnivori che uccidono le prede per rispondere a un bisogno primario.
Ma l’uomo quale bisogno primario può soddisfare attraverso l’omicidio?
Qualsiasi cosa si possa ottenere attraverso un omicidio, come si può continuare a vivere nella consapevolezza di aver tolto la vita a qualcuno?
Ognuno di noi ha una coscienza. Una entità con la quale costantemente ci si confronta e che costituisce esattamente il nostro essere. Puoi riuscire a convivere con essa soltanto se c’è una esatta identità tra ciò che sei nell’intimo, nella coscienza, e ciò che ti mostri agli altri.
Assistendo a cosa sono capaci di fare alcuni essere umani sei portato a credere che ci sono coscienze e coscienze e c’è anche la possibilità che alcuni non abbiano alcuna coscienza con la quale fare i conti in quanto incapaci di dialogare con se stessi e quindi capaci di compiere qualsiasi gesto frutto del momento e dell’istinto primordiale.
La coscienza di cui parlo ha una durata limitata e dura quanto dura la vita, oltre la quale non esiste più nulla.
Si deve decidere come vivere la propria vita. Vivendo in pace con ciò che ti circonda, serenamente, o vivendo nell’odio.
Finché si vivrà nell’odio non ci sarà rispetto per la vita e l’odio è l’unica azione che troppi essere umani sanno praticare. Odio che viene vissuto da troppi esseri umani spesso senza esserne consapevoli. Troppi sono i comportamenti di tanti essere umani che giornalmente alimentano l’odio, ogni qualvolta si rinuncia all’ascolto, ogni qualvolta ci si scaglia contro qualcuno, ogni qualvolta si rinuncia a essere umani, ogni qualvolta si vuole ferire, ogni qualvolta si vuole dimostrare l’inferiorità dell’altro.
Troppi sono i comportamenti che mirano a scavare solchi o ad alzare muri, e ogni volta che operiamo in questo senso aumentiamo la carica di odio di questa nostra società.
Io non so quanto vivrò, so soltanto che finché vivrò vorrò essere in pace con la mia coscienza e mai vorrò che anche la mia uccisione possa diventare oggetto di odio e quindi di vendetta.
La morte è la destinazione finale di ognuno di noi e la vita, breve o lunga che possa essere, deve essere vissuta nel qui e ora all’insegna della pace e della felicità cercando di soddisfare i bisogni elementari e non quelli di un modello che ci vogliono imporre che serve soltanto a rendere sempre più ricchi pochi e sempre più schiavi tutti gli altri.
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