Non sembra ma siamo osservati!, del 08.09.2013, domenica
8 Settembre 2013 in Post ad hoc
Noi dell’Associazione “Perchè no…qualcosa si muove” ci ostiniamo a pensare e a credere che esiste un’altra Regione, diversa da quella di cui parlano, straparlano e criticano in tanti.
Questo però non ci porta a non vedere quello che sta sotto i nostri occhi nelle nostre realtà lavorative.
Se vogliamo essere portatori di una iniziativa che faccia nascere un senso di appartenenza all’Ente per il quale lavoriamo dobbiamo riuscire a analizzare le cose che non vanno e provare a evidenziare le cose che funzionano.
Per far questo non si può non partire dall’analisi del comportamento nostro e dei nostri colleghi.
Siamo sicuri di fare ciò che andrebbe fatto?
Ognuno di noi ha un ruolo all’interno dell’Amministrazione e questo ruolo lo esercitiamo soggettivamente, nel senso che non ci adeguiamo, nella generalità dei casi, a un comportamento dettato da un codice formale ma dalla nostra personale disposizione caratteriale. Ciò porta gli altri a valutarci positivamente o negativamente e insieme a noi tutta la struttura cui apparteniamo.
E’ ammissibile che in una organizzazione i lavoratori non si adeguino a delle linee di comportamento in modo da rispondere secondo modalità standard alle esigenze dell’utenza e da assicurare il corretto succedersi dei passaggi procedurali tra i diversi uffici coinvolti in un determinato procedimento?
No. Non è ammissibile. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Non so quanti si rendono conto che ognuno di noi non è un perfetto sconosciuto all’interno del proprio ufficio. Chi ci sta attorno, colleghi, consulenti, personale dell’assistenza tecnica, utenti, soggetti vari che passano per i nostri uffici (personale delle pulizie, personale addetto alle manutenzioni, garzoni di bar, fornitori di beni e servizi), ci osserva e valuta il nostro comportamento.
Se chiedessimo a tutti questi soggetti di esprimere una opinione su ognuno di noi, su ognuno con i quali essi vengono in contatto nei nostri uffici, siamo sicuri che la loro opinione non ci provocherebbe qualche fastidio? Ma non fastidio sul piano formale, disciplinare intendiamo, fastidio sul piano personale. Sapere che gli altri avvertono esattamente la nostra apatia, incapacità di assumerci una qualche responsabilità, ignoranza delle norme che regolano i procedimenti che trattiamo, incapacità di intrattenere relazioni interpersonali degne di questo nome, mancanza di professionalità, indisponibilità all’ascolto e all’aiuto di chi cerca in noi una indicazione, ci farebbe cambiare atteggiamento?
Naturalmente ci sono soggetti irrecuperabili ma la stragrande maggioranza dei colleghi non ha alibi per non tenere un comportamento improntato alla collaborazione e all’attenzione all’utenza.
Ci sono tanti colleghi che per formazione personale introiettano queste caratteristiche di naturale predisposizione alla collaborazione e all’attenzione all’utenza, ma nessuno all’interno della Regione ha mai detto loro come comportarsi … e non parliamo delle regole del galateo.
Quale dirigente generale della funzione pubblica si è mai preso la briga di dare attuazione concretamente a un codice di comportamento del dipendente che non sia consistito in un mero atto formale (l’adempimento che prevale sulla sostanza … come gran parte delle circolari applicative di tante norme)?
Quale ufficio ha mai predisposto un piano di lavoro formale dal quale si evinca quali sono i procedimenti di competenza, i diversi passaggi procedurali e i soggetti coinvolti sia in termini anagrafici che di profilo professionale (quali competenze si devono possedere per poter svolgere un determinato compito)?
Quale dirigente si è mai preso la briga di parlare con i propri collaboratori e spiegare loro il perchè di certe scelte e le motivazioni per cui si deve lavorare in squadra?
Sembrerebbe quindi che ognuno abbia le sue colpe anche se probabilmente quelle dell’Amministrazione sono maggiori in quanto sta ai vertici politici e amministrativi l’onere dell’iniziativa.
Nell’attesa che qualcuno si accorga di ciò, e che finalmente si investa nella organizzazione per far lavorare tutta la Regione come una squadra, ognuno di noi deve provare a continuare a fare il proprio lavoro consapevole che con un bicchiere non si può svuotare un lago e sperando di non imbattersi in chi mortifica la voglia di fare delle tante persone di buona volontà che lavorano anche alla Regione Siciliana.
Tags: Organizzazione
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